Letture a cena, all’Osteria san Francesco a Matera

La sera del 19 dicembre ’18, all’Osteria San Francesco di Matera abbiamo letto ad alta voce una riduzione quasi teatrale di Eugenia Grandet di Honoré de Balzac, con la voce di nove lettori non professionisti.


Il primo numero della collana Leggermenteclassici è stato proprio Eugenia Grandet pubblicato per la prima volta nel dicembre del 1833 e tradotto da Grazia Deledda nel 1936.
Per divertimento e per far conoscere le nostre pubblicazioni con “letture a cena” e grazie alla fiducia e all’ospitalità di Valeria e Nicola di OSTERIA SAN FRANCESCO, abbiamo voluto offrire ai partecipanti lo spunto per leggere o rileggere e ricordare il tredicesimo romanzo di Balzac, padre del romanzo realista nato a Tours il 20 maggio del 1799.
Parliamo di sentimenti essenziali come il pane che che insieme allo chef oggi celebriamo con genio e creatività e della frippe che nella Francia angioina popolaresca costituiva il companatico.

La vicenda del romanzo si svolge in un piccolo paesino della campagna francese, a Saumur. Un ricco bottaio e vignaiolo, il signor Grandet è avarissimo. Abita in una grande casa con le pareti gialle e ammuffite, un cane da guardia e tre donne che si rivelano da subito persone con un animo gentile e un cuore puro: la moglie, Madam Grandet, Eugenia, sua figlia e la governante Nanon. Per risparmiare costringe le tre donne a vivere con la fioca luce di poche candele di sego e nei mesi invernali a patire il freddo mentre lui è impegnato ad accumulare ricchezze con fare quasi ossessivo.

Le uniche sei persone che frequentano quella casa sono le famiglie Crouchot: un notaio, suo fratello abate e il nipote: il signore Bonfons, presidente del tribunale di Saumur, e la famiglia De Grassens: un banchiere, sua moglie e il loro figliolo Adolfo, timido e pallido che sperano di. Far. Maritare a eugenia.
Di questi il signor Grandet sfrutta la falsa amicizia per curare i suoi interessi; loro ricambiano l’attenzione con l’unico obiettivo di ereditare l’immensa fortuna di Eugenia. Nanon la governante è l’unica persona capace di dialogare con l’avaro Grandet, soprattutto mentre chiude sottochiave il pane e lo zucchero nella dispensa.
Improvvisamente il giorno del compleanno di Eugenia arriva da Parigi un bel giovane elegante, cugino di Eugenia e figlio del ricco fratello di Grandet di Saumur.

Giunge con una lettera di cui il ragazzo non conosce il contenuto e che consegna nelle mani dello zio. Questi leggendo scopre che suo fratello Guglielmo a causa di un grave fallimento si uccide affidandogli suo figlio Carlo, abituato al lusso e alla bella vita. Gli chiede di occuparsi di lui come farebbe un padre. Grandet dopo un primo momento di agitazione prende in mano la situazione e con l’aiuto del banchiere e del notaio cerca di intervenire sul fallimento di suo fratello a Parigi e ci guadagna ingenti somme di denaro.Nel frattempo la presenza temporanea di Carlo in casa Grandet risveglia in Eugenia un sentimento a lei sconosciuto: l’amore. Carlo dopo aver accusato il duro colpo e aver saputo che suo padre si è fatto saltar le cervella a causa di un fallimento, decide di partire per le Indie in cerca di lavoro e fortuna. Al suo ritorno sposerà Eugenia che a insaputa di suo padre regala a Carlo tutto l’oro che possiede e lui come pegno d’amore le lascia in custodia un’antica toeletta appartenuta a sua madre e delle foto a lui molto care. Quando il padre di Eugenia scopre che la figlia ha regalato tutto il suo oro a Carlo va su tutte le furie e la chiude in casa a pane e acqua. La brava Nanon è sua amica e complice e la mamma di Eugenia si rivela una donna sensibile capace di comprendere la scelta e il sentimento puro di sua figlia.

Il leggio in ceramica realizzato da Maddalena Pupino apposta per la serata.

Leggi cosa è successo quando ce lo hanno regalato